Il Museo di Morioka dà vita all'apprendimento per i non vedenti

Il Museo di Morioka dà vita all'apprendimento per i non vedenti

MORIOKA, Giappone – La città di Morioka, nel nord-est del Giappone, ospita un insolito, piccolo museo con guida, dove i visitatori sono incoraggiati a fare ciò che normalmente è proibito: toccare le opere esposte.

Il museo attrae visitatori ipovedenti da tutto il Giappone, invitandoli a esplorare ogni opera attraverso il tatto, trasformando l'immaginazione in scoperta pratica.

"Il mio obiettivo è creare un luogo in cui i visitatori ipovedenti possano fare nuove scoperte, indipendentemente dal numero di volte in cui ci vengono", ha affermato il direttore del museo Wakana Kawamata.

All'interno della sala espositiva di 165 metri quadrati, situata al secondo piano della casa di famiglia di Kawamata, sono allineati leoni, squali e pavoni che si esibiscono.

A differenza dei musei convenzionali, Kawamata seleziona personalmente gli oggetti in base agli interessi di ogni visitatore e ne fornisce spiegazioni.

Le visite sono solo su prenotazione, con un massimo di due gruppi al giorno, ma il museo accoglie comunque circa 450 visitatori all'anno.

Questo approccio personalizzato è parte del fascino del gioco. Gli appassionati di drammi d'epoca possono maneggiare gli "shuriken" (lanciatori di lame) e i set di scrittura dell'epoca Edo, mentre gli appassionati di architettura possono esplorare le repliche di edifici Patrimonio dell'Umanità.

Il museo fu fondato nel 1981 dal defunto Masataro Sakurai, un insegnante cieco presso quella che allora era la Scuola Prefettizia per Ciechi, per soddisfare il "desiderio di imparare" delle persone ipovedenti.

Utilizzando i propri fondi, raccolse e addirittura realizzò esemplari, creando una collezione che oggi conta circa 3.000 pezzi.

Il museo chiuse i battenti nel 2010, quando le condizioni di salute di Sakurai peggiorarono. Kawamata all'epoca lavorava a Tokyo, ma dopo la sua visita si sentì in dovere di continuare la sua missione.

"Non potevamo assolutamente abbandonare questo posto", ha detto Kawamata, che ne ha preso la direzione nel 2011 e ha riaperto il museo nella sua sede attuale.

Oggi, la maggior parte dei visitatori ha un'età compresa tra i sessant'anni e gli ottant'anni. Attraverso le conversazioni, Kawamata si è reso conto che, sebbene molti abbiano una conoscenza approfondita, spesso mancano di esperienza diretta.

Un visitatore, dopo aver toccato una lontra marina imbalsamata, ha esclamato: "Ho sempre pensato che fosse un pesce. Non posso credere che abbia le zampe". Un altro ha ipotizzato che i pesci confezionati nei supermercati dimostrassero come nuotano naturalmente.

Tali momenti "mi hanno fatto capire che potrebbero esserci più persone con disabilità visive che hanno vissuto la loro vita ingoiando i propri dubbi di quanto pensassi inizialmente", afferma Kawamata.

Per colmare queste lacune, il museo ora dispone mostre affiancate: procioni accanto a volpi, modelli di elefanti accanto a giraffe.

L'obiettivo è consentire ai visitatori di confrontare e formare immagini accurate. "Voglio che capiscano ciò che stanno imparando qui così chiaramente da poterlo spiegare agli altri con parole proprie."

Altrettanto importante è creare uno spazio in cui le persone si sentano a proprio agio nel parlare. Kawamata inizia ogni visita chiedendo informazioni sul grado di disabilità, una pratica che, in passato, poteva sembrare invadente. Ma i visitatori l'hanno accolta con favore. Le è stato detto che era lecito chiedere qualsiasi cosa, purché cercasse di capire.

Questa apertura riflette la filosofia guida del museo. "Non fingiamo di capire, ascoltiamoci a vicenda", afferma Kawamata.

Con questo approccio, il modesto museo al piano superiore continua a prosperare, offrendo esperienze tattili, contatti personali e un luogo in cui l'apprendimento è accessibile e significativo.