Qual è l'influenza dei media in Giappone?
Non è un segreto che i media abbiano una grande influenza sulla società. Ciò è particolarmente vero in Giappone, poiché il paese ha una lunga storia di utilizzo dei media per plasmare l’opinione pubblica. Tuttavia, il modo in cui vengono utilizzati i media in Giappone differisce da quello di altri paesi sotto diversi aspetti.
Il Giappone rappresenta un'eccezione nel mondo e tra i Paesi dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), per il peso persistente della stampa scritta, nonostante una tendenza al calo delle diffusioni. Questo successo si spiega in particolare con l'efficacia di un sistema di distribuzione a domicilio che persiste, malgrado la carenza di manodopera evidente anche in questo settore.
In Giappone sono stati pubblicati più di 110 titoli, ma i cinque principali quotidiani nazionali condividono più della metà della diffusione totale, comprese le edizioni del mattino e del pomeriggio. Ora al primo posto, il Yomiuri Shimbun ha una tiratura di oltre 11 milioni di copie. IL Asahi Shimbun, considerato più “di sinistra” sulle questioni della difesa e delle relazioni internazionali, ha una diffusione di 8 milioni, il quotidiano economico Nihon Keizai Shimbun, che ne divenne proprietario Financial Times, ha una tiratura di quasi 4 milioni di copie, seguito dal Mainichi e Sankei Shimbun, classificati più a destra.
Ma se la stampa scritta giapponese è particolarmente dinamica, presenta anche dei limiti che spiegano la disaffezione di cui comincia a soffrire, soprattutto tra i giovani. Garantita dall'articolo 21 della Costituzione del 1947, la libertà di stampa è una realtà. Essa è però limitata da un fenomeno di autocensura legato all’esistenza dei “club della stampa” (記者クラブ), apparso alla fine del XIXe secolo e dipendenti da diversi ministeri che garantiscono l’accesso alle informazioni ma ne controllano la diffusione1. Infrangere le regole implicite di funzionamento di questi circoli della stampa, che presuppongono l'assenza di qualsiasi vera messa in discussione del discorso ufficiale, espone a sanzioni che possono arrivare fino all'esclusione, che chiude le fonti di informazione.
Inoltre, accentuando il fenomeno del “consenso”, i giornali controllano anche le principali reti televisive nazionali, limitando il vigore dei dibattiti, anche nei periodi elettorali. D’altro canto, se non si incoraggia il giornalismo d’inchiesta, lo sfruttamento degli scandali a fini politici politiche è comune, utilizzato dai partiti politici e dalle diverse fazioni al potere. L’adozione di una legge nel 2014, che punisce con dieci anni di reclusione la divulgazione di segreti di Stato mal definiti, e l’adozione nel giugno 2017 di un legge sulla cospirazione volti a combattere la criminalità organizzata e i movimenti violenti fanno temere una crescente limitazione del margine di manovra della stampa “ufficiale”.2.
Se il numero dei lettori è ampio, la popolazione dei lettori si è evoluta. Il 90% della popolazione di età superiore ai cinquant'anni dichiara di leggere quotidianamente un giornale. Per la generazione dai venti ai trent'anni, invece, questo tasso scende al 60%, un dato pur sempre significativo, ma in sensibile calo. Soprattutto, è aumentato notevolmente l'uso di Internet, colpendo il 66,8% della popolazione che vi trova informazioni meno controllate.
1. Il più importante è il Nippon Press Club con sede a Tokyo di fronte al Parco Hibiya, tra il palazzo imperiale e il quartiere ministeriale.
2. "Dichiarazione sull'attuazione del disegno di legge di revisione della legge sulla punizione dei crimini organizzati e sul controllo dei proventi di reati, inclusa la criminalizzazione della cospirazione", Federazione giapponese degli ordini degli avvocati, 15 giugno 2017.