Come si dice addio in giapponese?

La vecchia Tokyo e l'arte di Sayōnara

Nel trambusto del vecchio quartiere Asakusa di Tokyo, nel rombo delle macchine Pachinko, e nel fruscio degli yukata contro il marciapiede, risuona una frase, un saluto, un “arrivederci”: “Sayōnara”. Noi occidentali conosciamo bene questa parola grazie alla cultura popolare che l'ha esportata mirabilmente. Tuttavia, il suo significato, la sua portata e le sue implicazioni sono più complessi di quanto sembri. Avventurati con me nel cuore della lingua giapponese, per scoprire le sottigliezze e le altre forme di ingresso nel giapponese.

La poesia di Sayonara

Dire “Sayōnara” è spesso considerato un gesto solenne in Giappone, una forma di partenza riservata alla conclusione finale. Foneticamente si traduce “se è così, allora…”, implicando una certa tristezza e fatalismo. Sebbene tradotto letteralmente con "arrivederci", è più adatto a dire "addio". Quindi, se non hai intenzione di dire addio al tuo ospite o ad un amico per l'eternità, considera l'utilizzo di un'altra formula.

Altre alternative: dalla formalità all'informalità

Nella vita di tutti i giorni, il giapponese è una lingua flessibile che offre un'ampia gamma di opzioni per dire "arrivederci", a seconda della situazione, dello stato sociale, del rapporto interpersonale e persino dell'ora del giorno.

La “Ja mata” sarebbe l’opzione più sicura per i principianti. Questo termine è una combinazione di “Ja” che è una forma informale di “allora” e “mata” che significa “di nuovo” o “un altro tempo”. Quindi è un modo per dire "ci vediamo la prossima volta" in modo amichevole e disinvolto, comunemente usato tra amici.

In caso di dubbi sul livello di formalità da utilizzare, tornare alla base: “Shitsurei shimasu”. Questo termine, che è una versione più educata di "Mi dispiace", viene comunemente utilizzato quando si lascia un luogo o una persona di status superiore.

Le specificità del tempo

Anche i giapponesi hanno modi specifici per salutarsi a seconda dell'ora del giorno. "Oyasuminasai", viene comunemente usato per augurare la buonanotte, mentre "Ittekimasu", viene utilizzato quando qualcuno esce di casa e significa letteralmente "vado e torno".

Arrivederci in linguaggio contemporaneo

Le generazioni più giovani di giapponesi, sempre alla ricerca di nuove espressioni e scorciatoie linguistiche, hanno inventato nuovi modi per dire addio, come "Bai bai", derivato ovviamente dall'inglese "bye bye".

I sentimenti dietro le parole

In una società rinomata per i suoi raffinati codici sociali, ogni parola, ogni gesto ha la sua importanza. È quindi importante non sottovalutare l’importanza degli addii. Attraverso le molteplici scelte disponibili per dire addio, il giapponese offre un caso di studio affascinante su come la lingua viene utilizzata per esprimere rispetto, gerarchia, intimità e molte altre sfumature culturali.

Dal tradizionale “Sayōnara” al casual “Ja mata”, ogni addio è una promessa di rivedere, di continuare la storia. Forse alla fine i giapponesi sono riusciti a catturare l'essenza stessa dell'addio: una fine, ma anche l'inizio di qualcosa di nuovo.