Il lavoro permanente è scomparso in Giappone?
È comunemente accettato che in Giappone il lavoro permanente sia scomparso. Un recente studio del governo giapponese, tuttavia, dipinge un quadro diverso. Dallo studio è emerso che, sebbene il lavoro a vita non sia più la norma, è ancora praticato da un numero significativo di aziende. Questa scoperta potrebbe avere conseguenze importanti per il futuro della forza lavoro giapponese.
Mentre all’inizio degli anni Novanta rappresentava l’80% dei posti di lavoro, l’occupazione tutta la vita (終身雇用, shushin kôyô) o lavoro a tempo indeterminato (impiegato a tempo pieno, seishain) non rappresenta più "solo" il 60% dei posti di lavoro nel 2018. Secondo il principio del lavoro permanente, ogni anno ad aprile le aziende praticano il reclutamento collettivo di studenti della stessa fascia di età. La formazione prosegue poi con la pratica all'interno delle aziende. Molto protetti, questi “dipendenti a tempo indeterminato” sono poco colpiti da eventuali ristrutturazioni o licenziamenti. In caso di difficoltà economiche, il sistema di keiretsu ne consente la “delocalizzazione” presso altre società alleate. Questo status equivale in realtà a uno status di quasi-dipendente pubblico in cui l’avanzamento di carriera – e la retribuzione – si basa sull’anzianità. È questo sistema che è stato in parte messo in discussione a partire dagli anni 2000.
I lavori non permanenti, che comprendono contratti a tempo determinato o part-time, rappresentano ormai il 40% del totale. I diritti, soprattutto in termini di progressione di carriera e di retribuzione in base all'anzianità, sono diversi. Tuttavia, a causa della mancanza di manodopera neleconomica in Giappone, le condizioni tendono ad armonizzarsi. Nel 2013, sotto il governo del primo ministro Abe, la prima riforma del diritto del lavoro adottata dal 1947 prevedeva che il lavoro non permanente superiore a cinque anni fosse trasformato in lavoro a tempo indeterminato, con rigide misure di controllo sulle imprese. In ogni caso se parli bene il giapponese, la richiesta di un traduttore francese giapponese è sempre più importante, guarda le offerte disponibili su Jooble.
Tuttavia, in una situazione di piena occupazione, le nuove generazioni talvolta optano volontariamente per lo status di lavoratore “precario” o “libero”. In un contesto del genere, infatti, godono di maggiore libertà in azienda, sia che si tratti di adesione alla cultura aziendale, di accettazione degli straordinari o di cambio di residenza. I dipendenti a tempo indeterminato sono infatti a disposizione dell'azienda per qualsiasi incarico, ovunque. Andare contro questi standard potrebbe mettere a repentaglio la loro progressione di carriera. Sebbene tra il 1990 e il 2010 il numero dei dipendenti a tempo indeterminato sia aumentato notevolmente, oggi la tendenza si è invertita e dal 2014 l’assunzione di dipendenti a tempo indeterminato ha nuovamente superato quella dei dipendenti a tempo indeterminato.