Onsen: le terme in Giappone

L’abitudine dei giapponesi di recarsi alle terme risale al lontano medioevo, quando era l’unico rimedio conosciuto per combattere i dolori. Prima quindi erano frequentate soprattutto da malati, ma sempre di più cominciò ad essere considerato un luogo dove potersi rilassare dallo stress quotidiano. Il Giappone deve la grande abbondanza dei suoi centri termali (sono circa 2000) alla sua sismicità e alla sua attività vulcanica, pari a circa il 10% di quella mondiale. Tra i più famosi vogliamo segnalarvi quelli di Atami (ogni anno conta ben 3 milioni e mezzo di visitatori), Hakone e Ito, in prossimità di Tokyo, ma c’è anche Beppu, nella prefettura di Oita, isola di Kyushu, che è da molti conosciuto come la capitale di tutti i centri termali del mondo. Come ci si comporta quando si va a fare le terme? Che procedura di comportamento si deve seguire? Le risposte si possono forse trovare nel diario che la sottoscritta ha scritto durante il suo viaggio in Giappone lo scorso gennaio: “Katsuya si era preso mezza giornata di permesso dal lavoro ed era tornato a casa giusto in tempo per il pranzo. Abbiamo mangiato la soba, il gohan, gli onigiri (che avevo preparato io con le mie mani con l’aiuto di Setsuko) e l’oshiroko, una delizia! Dopo pranzo ci siamo preparati per la gita che c’era in programma: l’onsen: i bagni termali per cui tutta questa area del Kyushu è rinomata. Questa è l’altra faccia della sismicità! Il Giappone ha un’intensa attività termale sotto il terreno che permette di godere i benefici sia a livello fisico che psicologico. Noi abbiamo deciso di non andare a Beppu, perché è talmente famoso come centro termale che inevitabilmente è sempre sovraffollato e con troppa gente si fa tutto fuorché rilassarsi! Allora siamo andati a Yufuin, che è una località un po’ più interna e meno frequentata in cui ci si può davvero immergere nella tranquillità! Si trova alle pendici del monte Yufu, che in realtà è un vulcano spento di 1583 metri. C’è voluto quasi un’ora e mezza di macchina perché abbiamo dovuto girare tutto intorno al vulcano, ma alla fine ne è valsa la pena! Tutto intorno c’era natura incontaminata e il rumore delle acque che scorrevano. Bene, stavo per entrare per la prima volta in vita mia nelle terme giapponesi, come mi sentivo? Bè, come divisa a metà. Da una parte non vedevo l’ora di entrare e fare questa esperienza, ma dall’altra…volevo essere lontana 1000 km ed evitare l’imbarazzo di spogliarmi e di far vedere a tutti le mie grazie! Invece il Giappone mi ha sorpreso un’altra volta e mi sono accorta che nessuno fa caso alle nudità, non c’è né imbarazzo né pudore, ed io ero l’unica che si stava mettendo su problemi, ma dopo un po’, visto che nessuno mi guardava e praticamente non gliene fregava niente di me, allora ho iniziato a rilassarmi a dopo un po’ ero a mio agio. Appena entrati all’interno, io e Setsuko ci siamo divisi da Katsuya, che sarebbe andato nella sezione riservata agli uomini, e ci siamo incamminate verso il nostro settore. Lì c’erano gli spogliatoi, poco più avanti l’entrata attraverso una porta a vetri elettronica, alle vasche. Setsuko mi ha lasciato per andare al bagno dicendomi di iniziare a spogliarmi intanto. Avevamo il nostro armadietto con la nostra chiave legata a un braccialetto di plastica che avremmo poi allacciato al polso, e un asciugamano 50×30 con cui asciugarci. Praticamente ero paralizzata dal terrore, mi guardavo intorno per vedere cosa facevano gli altri, ma nessuno sembrava occuparsi di me. Setsuko è tornata e mi ha trovata come mi aveva lasciata. Ho cercato di dirle alla meno peggio che mi vergognavo, ma poi quando anche lei ha iniziato a spogliarsi, l’ho fatto anche io. All’inizio mi faceva un grande effetto vedere tutti nudi come vermi (non so perché, ma mi è tornato in mente l’Inferno di Dante) saltare da una vasca all’altra, ma poi ci ho fatto l’occhio. Prima di immergerci anche noi nelle vasche, abbiamo dovuto lavarci ed insaponarci per bene. Sapone e shampoo è dato in dotazione, e abbiamo usato l’asciugamano per lavare la schiena, prendendolo all’estremità in entrambi i lati e strofinando in direzione diagonale,-come sicuramente avrete visto anche in qualche cartone animato-, fino ad avere tutto il corpo completamente ricoperto da schiuma bianca. Ci si deve risciacquare con altrettanta meticolosità e precisione, finché non si ha più neanche una bollicina di sapone. Ecco, adesso si è pronti per immergersi nelle vasche. Dall’orlo dell’acqua saliva il vapore dell’alta temperatura, infatti non appena ci ho messo un piede dentro mi sono accorta che era bollente. Ma ci si abitua a tutto nella vita. Abbiamo provato la vasca normale, quella con le bolle che escono da sotto, quella con il getto che scende dall’alto a mo’ di cascata e quella con i tubi laterali per i massaggi alla schiena. Tutte le vasche avevano una vetrata altissima, che arrivava fino al soffitto e dalla quale si poteva ammirare un panorama senza eguali, si vedeva il monte Yufu, con le macchine piccole come puntini che salivano e scendevano, e la piccola cittadina di Yufuin a valle, era uno scenario davvero suggestivo! Dopo aver provato tutte le vasche all’interno, abbiamo provato anche quelle all’esterno. Questo tipo di vasca si chiama “rotenburo” e sono le migliori! Un momento ero immersa fino al collo in un’acqua bollente, tanto che la pelle si era arrossata, e poi, così, nuda e ancora accaldata, con tutto il sudore che scendeva sulla fronte, sono uscita all’esterno, ed c’era un tiepido sole, va bene, ma era sempre la metà di gennaio! Sono stata in piedi con l’aria che mi pungeva sulla pelle solo per pochi secondi, poi mi sono immersa nuovamente in una vasca bollente, con tutte le rocce intorno, quasi a ricreare un ambiente naturale e non voluto. Setsuko mi ha raccontato che una volta mentre era nel rotenburo, aveva iniziato a nevicare, ed era stato molto romantico! Una volta provate tutte le vasche siamo venute via, ci siamo rivestite, asciugate i capelli con l’asciugacapelli dato in dotazione, e abbiamo ritrovato Katsuya davanti al distributore automatico delle bibite fresche, abbiamo bevuto e chiacchierato per un po’ con gli altri che erano andati lì alle terme, e poi siamo ritornati ad Oita.