I produttori di alcolici guardano alla legge per proteggere il marchio "Whisky giapponese"
Un'associazione di produttori di liquori sta cercando di far sì che i suoi standard per il whisky giapponese diventino legali, per impedire che prodotti miscelati in Giappone ma con l'uso di whisky importati vengano commercializzati come "giapponesi", mentre il marchio si aspetta di affermarsi a livello globale.
"È fondamentale (per il whisky giapponese) migliorare la propria affidabilità per diventare un marchio globale", ha dichiarato Daisuke Tsukahara, presidente della Japan Spirits & Liqueurs Makers Association, a Tykahara in una conferenza stampa a Tokyo a fine marzo, mentre l'associazione di categoria si preparava a presentare domanda di legge al governo.
L'associazione mira a proteggere il whisky giapponese consentendo ai produttori di indicare indicazioni geografiche, processi di produzione e standard qualitativi se i loro prodotti soddisfano i requisiti, sulla base di precedenti esperienze per il vino e il sakè giapponesi, ha affermato.
Tra i requisiti previsti dalla definizione di whisky giapponese dell'Associazione c'è quello di utilizzare acqua estratta in Giappone e di essere invecchiato in una distilleria giapponese per un periodo di almeno tre anni.
È stato inoltre presentato un nuovo logo, con al centro le lettere "JW", abbreviazione di whisky giapponese, che potrà essere visualizzato sui prodotti realizzati dai membri dell'associazione.
Secondo un'indagine condotta dall'Associazione lo scorso anno, circa il 20% dei prodotti etichettati come "whisky giapponese" nei negozi di New York e Los Angeles non soddisfacevano i requisiti.